Nel monitoraggio dell’Ufficio Studi ENIT su Dati Forward Data, l’andamento degli arrivi aeroportuali internazionali e delle prenotazioni aeree dall’estero, nel periodo 16 marzo - 21 settembre 2020, hanno registrato un drammatico calo complessivo del -84,2% rispetto allo stesso periodo del 2019. Il 2020 verrà ricordato nei libri di storia come l’anno della pandemia Covid19 e verrà descritto come un momento storico di grandi cambiamenti. La parola più ricorrente, oltre a quelle riferite al virus e al fatto pandemico, sarà lockdown, termine che appare per la prima volta nella nostra quotidianità, ma anche coprifuoco, parola che invece rievoca eventi bellici di grande dolore. Quella che invece rimarrà più ricorrente nei tempi a venire sarà un termine assai diffuso ed utilizzato in campo economico e finanziario, ma mai in precedenza, dal dopoguerra in poi, aveva raggiunto tali numeri, e mi riferisco alla parola: crisi. Tornando ai dati nudi e crudi, ed analizzandoli in tema turismo, andiamo a scoprire, con somma tristezza e rischio di attacchi di panico, i numeri reali. In campo mondiale la performance peggiore del 2020 in traffico aereo è quella della Cina che ha registrato un -91,7% (valore massimo) e gli USA con un -90,6%, mentre il paese con il minore decremento è la Francia, con un calo complessivo di -70,5%.
Poiché le OTA comprendono oltre il 70% dell’offerta turistica ricettiva del nostro paese, tra strutture di piccola, media e grande capacità (regolari e non, è bene saperlo - e questo meriterebbe un altro capitolo…-), monitorare il loro andamento significa avere un quadro sufficientemente esaustivo dell’incoming generale. Il 2020 iniziava bene, con numeri in crescita, in linea con quanto registrato negli anni precedenti, offrendo sentori di una buona stagione turistica. A partire da febbraio, tuttavia, l’arrivo delle primissime informazioni sul virus Covid19 comportavano dapprima un rallentamento e, a seguire, un totale stop. Le prime destinazioni ad essere aggredite sono quelle che hanno una quota importante di turismo asiatico. Con le decretazioni di marzo, e il lockdown generale, l’andamento crolla fino a sfiorare lo zero assoluto nella seconda metà di aprile, quando si raggiunge il minimo storico: -99%. A seguito delle riaperture della primavera, sempre più ampie nei mesi successivi, si registra una ripartenza del settore, consolidata in estate, con luglio che vede un calo medio del -51% e agosto che recupera fino a portarsi a -30%. Il turismo nei primi 8 mesi del 2020 in Italia porta un calo totale del -58,5%, mentre quello della sola estate registra un valore più contenuto di -42,4%. In un’analisi più di dettaglio, è possibile individuare che le diverse tipologie di località hanno visto una risposta con un andamento decisamente diversificato da parte di una domanda prevalentemente interna. Le località balneari, che già riscontravano un effetto mitigato del lockdown per la stagionalità concentrata tradizionalmente tra giugno e agosto, per l’estate sono il prodotto che sembra avere il riscontro migliore da parte della domanda. La provincia di Rimini, ad esempio, registra una delle percentuali migliori per l’estate con un -13% agosto, -23% per l’intera estate, -49% per l’intero 2020. Le città d’arte invece hanno sofferto numeri disastrosi, a partire da Milano che era costretta a dichiarare un -84% nell’estate e -73% da inizio anno, pur essendo la meta che negli anni precedenti registrava le migliori performance di crescita. Non tanto meglio Roma dove l’estate ha visto perderei 3 turisti su 4, mentre Firenze 2 su 3. Venezia e la città metropolitana di Napoli si attestano su percentuali meno drammatiche, vivendo l’influenza positiva della vicinanza del prodotto balneare e costiero. Secondo tutte le ipotesi di scenario, gli arrivi internazionali in Italia sono stati i più colpiti da marzo a giugno (riflettendo il periodo di restrizioni complete). Ciò porta ad impatti più significativi sui viaggi internazionali rispetto a quelli nazionali. Nello scenario di base, i visitatori totali internazionali e nazionali registrano un -49%, per un totale di 57 milioni di visitatori in meno. Conseguentemente i pernottamenti turistici totali sono diminuiti di circa 190 milioni e la spesa di 71 miliardi di euro. Gli impatti sono stati molto maggiori per gli arrivi internazionali rispetto ai viaggi nazionali. A settembre 2020 la proiezione dei pernottamenti dall’estero parlava di un -64%, pari a 40 milioni di visitatori in meno rispetto al 2019. La stima che invece riguarda il turismo interno ha registrato un calo di oltre il 31%, corrispondente a circa16 milioni di presenze in meno.
Entro il 2023, il mercato del turismo prevede una ripresa che consentirebbe di tornare ai volumi del 2019, probabilmente con un minimo rialzo del +1% di visitatori totali. Ciò sarà trainato dal turismo interno, mentre i visitatori internazionali pernottanti nel 2023 saranno ancora inferiori del -5% rispetto ai volumi del 2019. L'impatto sul turismo interno dovrebbe essere inferiore a quello dei viaggi internazionali e con una ripresa più rapida già entro il 2022. Si prevede che tutte le città italiane subiranno un impatto significativo. Tuttavia, quelle che dipendono maggiormente dai visitatori internazionali saranno le più colpite. La maggiore contrazione nelle previsioni di scenario, riflette la ripresa più lenta del previsto per i viaggi a lungo raggio, vuoi per l'incertezza sui trasporti che per l'emergere di "seconde ondate" del virus e il conseguente ritorno delle restrizioni. Per i viaggi internazionali le proiezioni sono un po’ al rialzo per il 2022 e il 2023. Quale strategie mettere in campo? Come agire? Gli aeroporti internazionali, come abbiamo visto, hanno subito nel 2020 una riduzione mai registrata prima, con cali fino al 90%. Si tratta della più grande crisi del settore trasporti e turismo del dopoguerra. La ripercussione sull’economia mondiale è stata molto forte e si ripercuoterà negli anni a venire. Per guardare avanti e pensare quali strategie attivare per uscire da questa crisi, riprendiamo i dati della ricerca dalla quale siamo partiti, pubblicata sul Bollettino Enit del 15 settembre 2020 che, come abbiamo visto, analizza i tempi di un ritorno alla normalità (quelli del 2019) solo nel 2022 per poi tornare a crescere. Partiamo dall’analisi delle motivazioni che muovono il turismo in Italia. Guardiamo il sondaggio, eseguito sempre per Enit, che riguarda i turisti francesi, tedeschi e del Regno Unito, ma che con pochi punti percentuali di differenza, vale anche per il turista italiano che si muove all’interno del nostro paese. A fare la differenza con il resto del mondo, i prodotti turistici che generano maggiore propensione alla spesa nel nostro paese sono l’enogastronomia, la cultura e il balneare, la cultura (legata alle città d’arte), mentre in linea con le aspettative del mercato mondiale, l’Italia genera mercato per l’offerta dell’outdoor (sport e montagna) e del turismo rurale. E’ necessario quindi intercettare questi turisti quando decideranno di tornare in situazioni di sicurezza, scegliendo molto probabilmente luoghi meno noti e affollati. E sono queste le principali condizioni sulle quali le mete turistiche dovrebbero basare la propria campagna di promozione. Chi vive di turismo stagionale deve parlare con forza e convinzione, a partire da subito, di accoglienza sicura e strutturata in termini di garanzie sanitarie, di trasporti e mobilità, di un nuovo turismo cosciente e consapevole. Sempre di più spingere sulla valorizzazione del comparto enogastronomico, con la possibilità di accedere ai locali con formule pensate ad hoc; la vita di mare e di montagna deve proporsi agevolata nei trasporti e nella mobilità, mentre i prodotti locali e le tipicità devono rappresentare ancor più un marchio di qualità e di genuinità; deve potenziarsi l’offerta di pacchetti mirati, complessivi ed esplicativi al fine di rendere più facile e sicura l’organizzazione della vacanza. Le città di cultura e le mete che vivono di un turismo annuale avranno l’obbligo di osservare le stesse modalità di promozione del territorio sopradescritte, ma con una attenzione maggiore verso sicurezza e trasporti. Valgono anche la diffusione di App dedicate attraverso le quali promuovere offerte last minute e proporre itinerari e visite ai borghi, musei, spiagge, baite e luoghi di interesse, nonché ad eventi pensati e realizzati compatibilmente alle condizioni di massima sicurezza sanitaria. Concludo correndo il rischio di ripetermi ulteriormente, ma dobbiamo sapere che il 2021, ma anche il 2022, saranno stagioni turistiche che dovranno rispondere ancora a queste due parole: sicurezza sanitaria.
Più che previsioni, è meglio cercare indicazioni. Entriamo nel 2021 con tante speranze, ma con poche certezze. Nonostante ciò possiamo essere sicuri di una cosa: continueremo ad immaginare, a cercare nuovi territori e nuovi tempi da vivere. E se partissimo da qui? Dopo mesi chiusi in casa, sarà forte la voglia di tornare “in presenza” e, dunque, i viaggi torneranno in pista. "Si viaggiare”, ma non sarà più come prima. Se fino ad un anno fa contava la destinazione, che doveva essere sorprendente persino nel nome, ora conterà di più come e chi si incontrerà. Il desiderio di riscoprire le nostre radici, la nostra cultura ci spingerà a muoverci inseguendo i sapori, i colori e i profumi della cucina. Si andrà alla scoperta della tradizione, ma ci si lascerà incuriosire anche dalle nuove proposte gastronomiche, magari andando alla ricerca dello sweet umami, il nuovo sesto senso (gli altri sono: dolce, salato, amaro, aspro e umami). Il viaggio sarà inteso sempre più come momento di relax, di riscoperta di se stessi e d’incontro con gli altri. Il tutto in nome della sostenibilità e della lentezza . Si viaggerà sempre più in bicicletta, a piedi e… sui binari. Il Parlamento Europeo ha proclamato il 2021 l’Anno delle Ferrovie e questo sarà un incentivo a recuperare vecchie linee ferroviarie e vecchie stazioni. Inutile sottolineare la voglia di natura che diventerà una life therapy, che ci porterà anche a scoprire le mille possibilità di una cucina botanica gourmet. Ed infine nell’anno in cui si festeggiano i 700 anni dalla morte del Sommo Poeta, padre della lingua italiana, Dante, tanta, tanta cultura, l’unica medicina capace di fare rinascere.
©Roberto Rossi gennaio 2021